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Organizzare la conoscenza in musei, teatri e archivi multimediali
Roma : 10 settembre 2012

Le faccette dei fenomeni culturali:
il caso dei video etnocoreutici

Claudio Gnoli

Presentazione

in formato PDF

Abstract

Cultural phenomena lay at the top integrative level in the knowledge pyramid. Although often unanalyzed in knowledge organization, they can be indexed by faceted classification just like phenomena at more basic levels. The case of a video documenting a traditional feast is considered. Different levels (society, artifacts, music and dance) can be identified as its themes, and cited in order of relevance in a classmark. In turn, a dance can be analyzed into the deeper facets of its movements and stages, as usually represented in the Laban notation for movement analysis.

Classificare fenomeni

La classificazione a faccette di documenti, oltre che il tradizionale approccio disciplinare volto ad individuare le faccette caratteristiche di ciascun dominio settoriale della conoscenza, può assumerne anche uno basato sui fenomeni: in questo caso, indipendentemente dalla prospettiva disciplinare con cui un certo fenomeno può essere trattato, al centro della classificazione è posto l'oggetto di studio stesso, di cui i diversi attributi (proprietà, processi, posizione nello spazio e nel tempo ecc.) costituiranno appunto le faccette [Gnoli 2006].

La classificazione per fenomeni assume usualmente quale schema generale di riferimento la sequenza dei livelli di integrazione riconoscibili nella realtà: ciascun fenomeno viene cioè innanzitutto ricondotto al livello materiale, o organico, o mentale, o sociale o culturale a cui per sua natura appartiene, per poi applicargli le faccette proprie del suo livello (spesso descritte in ontologia come "categorie" [Poli 2006]). Ad esempio, uno studio su una specie vegetale ha per oggetto fenomeni appartenenti al livello degli organismi, e di conseguenza vi saranno applicabili faccette proprie di tale livello, quali la durata del ciclo vitale (annuale, biennale, perenne) o il tipo di organi riproduttivi (pigne, fiori); tali faccette non sono evidentemente applicabili a fenomeni di altri livelli, quali molecole, popoli o macchine.

L'analisi dei fenomeni culturali

Si afferma spesso che la nozione di livelli di integrazione sia adatta ai dominii dei fenomeni naturali, mentre non riuscirebbe a descrivere adeguatamente i dominii umani delle società e delle culture. Tale assunto è però dettato più dalla tradizione che da un'effettiva sperimentazione, tanto è vero che Ingetraut Dahlberg ha potuto applicare anche ai fenomeni delle civiltà umane il modello a livelli della sua Information Coding Classification, a sua volta attinto all'ontologia di Nicolai Hartmann. Appare dunque interessante considerare come la classificazione per fenomeni possa applicarsi proprio ai livelli più elevati e considerati più complessi della conoscenza, ossia quelli culturali.

Lo strato dei livelli culturali si trova infatti in cima alla piramide della conoscenza, in quanto la sua esistenza dipende dai sottostanti livelli sociali, mentali, organici e materiali. Non possono esistere culture se non come prodotto di società e menti umane, a loro volta fondate sugli elementi biologici e fisici che permettono lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui. Hartmann ha definito questo strato come lo "spirito oggettivato", ossia l'insieme dei prodotti dello spirito umano, che trascendono i singoli uomini che hanno contribuito a produrli e le vicende della loro vita personale. La Sfinge di Giza o la Nona sinfonia di Beethoven, infatti, sussistono ed interagiscono con gli altri fenomeni del mondo anche molto tempo dopo che i loro autori materiali e intellettuali sono scomparsi.

I livelli dei fenomeni culturali comprendono dunque manifestazioni quali le opere tecnologiche e artistiche, le usanze e le tradizioni di intere culture, i loro sistemi di credenze e di conoscenze: classi di fenomeni che vengono indagate da discipline come la filologia, la critica artistica e letteraria, la storia della scienza, della tecnologia e delle religioni, l'etnografia, l'antropologia culturale. In quali modi è applicabile in questi dominii l'analisi a faccette di classi di fenomeni?

I sistemi di indicizzazione hanno spesso rinunciato ad analizzare fenomeni culturali quali le espressioni letterarie, limitandosi a descriverle come blocchi indivisi con termini quali letteratura italiana o romanzi. Non mancano tuttavia tentativi di analizzare a faccette il contenuto semantico di opere di finzione [Beghtol 1994], ad esempio considerando come categorie le fasi e i ruoli archetipici delle narrazioni (missione, protagonista, antagonista, aiutante, luogo...), individuate da studiosi come Propp e Greimas e classificate dal sistema di Aarne-Thompson-Uther [Darányi-Forró 2012; Moraes 2012]. L'individuazione di faccette dei racconti popolari tradizionali è recemente oggetto di indagine da parte di La Barre e Tilley [2012]. Queste esperienze dimostrano che anche i prodotti delle culture umane sono suscettibili di essere utilmente analizzati in faccette, senza per questo violare il valore unitario della loro totalità, ma semplicemente allo scopo di favorirne l'identificazione e il recupero all'interno di una base di conoscenza più grande (il catalogo di una biblioteca cartacea o digitale, un archivio di testi o fotografie o video, un museo, una galleria, un orto botanico, una mostra).

Anche i modelli per l'archiviazione di testimonianze sonore parlate o musicali provenienti dalla cultura popolare, utilizzati in circuiti di documentazione specializzata spesso autonomi rispetto ai cataloghi di biblioteche, raccomandano l'analisi del documento secondo dimensioni e faccette quali genere (canzone, racconto, testimonianza ecc.), contesto della registrazione, forma musicale, ecc. [Bonnemason-Ginouvès-Pérennou 2001]. Tali faccette, tuttavia, tendono ad analizzare soprattutto gli aspetti formali dei documenti (mezzi di raccolta, formati di conservazione), mentre per i contenuti si limitano a raccomandare l'utilizzo di tesauri o altri sistemi di organizzazione della conoscenza preesistenti, scelti a discrezione dell'indicizzatore: è questo anche il caso delle norme nazionali ICCD per l'indicizzazione di documenti multimediali, che contengono solo due campi di indicizzazione semantica controllata, per la cui compilazione rinviano allo schema Iconclass per le immagini o in alternativa a "differenti thesauri di categorizzazione semantica" [ICCD 2005].

Temi in una festa tradizionale

Volendo sperimentare, da parte nostra, un'applicazione più analitica della classificazione a faccette di fenomeni, prendiamo in considerazione un'altra espressione della cultura popolare, dalla struttura indubbiamente alquanto complessa: la festa tradizionale.

Anche nel nostro paese, nonostante l'azione stravolgente e uniformante della modernità, è tuttora possibile osservare espressioni festive ricche di elementi specifici, tramandati dall'identità storica della comunità che li produce. Si consideri per esempio la Festa delle aie di Fontanarossa, come documentata in un video della durata di circa 9 minuti che monta immagini riprese il pomeriggio del 30 luglio 2011 nel paese dell'Appennino genovese [Festa 2011] (si tenga presente che il documento non è stato prodotto in funzione della presente analisi, bensì a fini di divulgazione e documentazione etnografica).

Vi risulta evidente come la struttura della festa sia composta di numerosi elementi e aspetti, riconducibili intanto a svariati livelli di integrazione:

Questi diversi temi trattati dal documento stanno fra loro nella cosiddetta relazione di fase: le notazioni corrispondenti possono essere giustapposte in modo da rappresentare nel loro insieme il soggetto del documento. L'ordine di combinazione tra le fasi può essere dato, in mancanza di altro, dal principio di inversione: i livelli più elevati e quindi successivi nelle tavole di classificazione precedono i livelli più bassi [Gnoli 2011]; dunque la sequenza dei fenomeni documentati sarebbe xn xm w s "danze: musica: manufatti: società" (omettiamo qui per semplicità la notazione dettagliata di ciascun tema, che equivarrebbe più precisamente a "danze saltate di gruppo: gighe in 6/8: piffero delle Quattro Province e fisarmonica: comunità di paese").

È possibile tuttavia che uno o più temi siano presentati nel documento come principali: per esempio, che le inquadrature e il montaggio siano scelti in modo da dare rilevanza specialmente all'aspetto sociale, come del resto suggerisce anche il titolo "La festa comincia", che fa riferimento alla dinamica dell'evento piuttosto che a nomi di danze, strumenti, suonatori, luoghi ecc. In questo caso il livello che costituisce il tema di base [Cheti 2005] verrà promosso in prima posizione: s xn xm w "società: danze: musica: manufatti", in modo che sia primariamente esso a determinare la posizione di questo documento nella sequenza classificata, adiacente ad altri documenti anch'essi incentrati sulla socialità.

Fino a questo momento stiamo utilizzando una forma di classificazione sintetica detta libera [Gardin 1965], in cui cioè i diversi temi sono liberamente elencati senza specificarne le relazioni. Volendo esplicitare tali relazioni, sarebbe possibile collegare fra loro le fasi in modo da rappresentarne i reciproci ruoli, passando così ad una classificazione a faccette libere [Austin 1976]: s3Vxn3Vxm(4w) "società, con evento danze, con evento musica (mediante manufatti)".

Questa forma di classificazione è stata utilizzata per indicizzare video che documentano musiche e danze tradizionali della stessa area culturale [Video 2009]. Per le esigenze di tale repertorio sono state individuate le seguenti faccette:

Classificazione profonda di fenomeni dinamici

Ciascuna classe di fenomeni, poi, può essere analizzata in dettaglio considerando le sue faccette specifiche. Prendiamo ad esempio la danza tradizionale nota come alessandrina che viene ballata sulla prima aia raggiunta dalla festa. Come ogni danza, essa è composta di una successione di fasi coreografiche e di passi e movimenti del corpo. Questi elementi si possono considerare come le faccette delle alessandrine. Normalmente esse saranno implicite nella definizione di alessandrina e quindi nella sua notazione, diciamo xnA, e pertanto non sarà necessario rappresentarle ogni volta che viene indicizzato un documento in cui compare un'alessandrina: la sola notazione xnA riassumerà tutte queste faccette (salvo variazioni della danza non previste nella sua forma standard). Se tuttavia la documentazione archiviata comprende anche descrizioni analitiche delle danze, potrà essere registrato il fatto che xnA equivale ad una particolare combinazione complessa di faccette che descrivono la coreografia e i passi delle alessandrine.

Come molti altri fenomeni culturali (racconti popolari, strumenti musicali ecc.), anche le danze sono in effetti analizzate dagli studiosi mettendone in evidenza gli aspetti, la struttura e i singoli elementi che le compongono. Una certa danza tradizionale avrà per esempio una certa funzione (sociale, cerimoniale, terapeutica), una certa formazione di ballerini (singola, coppia singola, collettiva), una loro disposizione nello spazio (aperta, chiusa), ecc. [Staro 1996].

Trattandosi di performance dinamiche, la struttura di tali fenomeni culturali non è statica (come per esempio quella di una molecola o di un palazzo) ma si sviluppa lungo una sequenza temporale. Lo studio delle danze tradizionali (etnocoreutica) ha perciò messo a punto sistemi di notazione sviluppati lungo sequenze lineari, come la notazione Laban. Tale codice rappresenta lo sviluppo temporale dal basso all'alto, e le parti del corpo (gamba destra e sinistra, braccia destro e sinistro, busto, testa) ai lati di una linea centrale che percorre verticamente lo spazio di scrittura; qui sono disegnate forme rettangolari e loro varianti che rappresentano gli spostamenti nelle diverse direzioni, di lunghezze corrispondenti ai tempi delle battute musicali [Carbone-Staro 1986]. (Un'analoga interessante notazione di fenomeni dinamici è rappresentata dai simboli utilizzati dai copiloti di rally, e dalle espressioni codificate con cui vengono letti, per ricordare al pilota le faccette della successione di curve e rettilinei e le manovre con cui è opportuno affrontarle: angoli di curvatura, marce, fondo stradale, ostacoli, punti di riferimento ecc. [es. Marenzana-Braga 2012]. In modo simile sarebbe possibile codificare altri fenomeni sportivi quali la cronaca di un incontro di calcio.)

Ciascuno degli elementi citati potrebbe essere tradotto nella notazione classificatoria come una faccetta, e come tale registrato nell'archivio in cui sono "definite" le diverse danze. Si esprimerebbe così il fatto che un'alessandrina xnA sia una danza sociale 7s, a formazione collettiva 9y, con disposizione chiusa 8c, formata da una fase 51 di passeggiata in cerchio nella quale le gambe 5l compiono passi in avanti 274a mentre le braccia 5m restano lungo il corpo 2a, ecc.:

xnA = xn9y8c7s51(5l(274a)5m(2a)) "danze, collettive, chiuse, sociali, con fase (gambe (avanti), braccia (in basso))"

Le fasi successive potrebbero essere raccordate da una relazione temporale 186 "prima di":

xnA = xn9y8c7s51(5l(274a)5m(2a)186(5l...)186(5l...))

Conclusione

Quest'ultimo approccio, attualmente poco utilizzato, offre la possibilità di impiegare una classificazione a faccette come un vero e proprio linguaggio, capace non soltanto di indicizzare ma anche di definire concetti complessi, come già ha suggerito Dahlberg. L'accumulo di registrazioni di questo tipo permetterebbe la costruzione di basi di conoscenza analoghe a quelle oggi realizzate dalle ontologie. Rispetto alle ontologie, la classificazione fornisce un elemento di ordinamento sequenziale per rilevanza, sia all'interno di un singolo documento (tema di base vs. temi secondari) sia nel quadro generale della conoscenza (fenomeni di livello alto vs. basso).

Ritornando alla rappresentazione dei fenomeni culturali in genere, il caso che abbiamo esposto mostra come i sistemi di classificazione a faccette libere di fenomeni possano rivelarsi alquanto versatili, e permettano di analizzare e indicizzare anche oggetti complessi, come una danza o un'intera festa.

Ringraziamenti

Si ringraziano Véronique Blot e Sarah Di Felice per i riferimenti alle schede per la catalogazione di beni culturali.

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Le faccette dei fenomeni culturali: il caso dei video etnocoreutici / Claudio Gnoli = (Organizzare la conoscenza in musei, teatri e archivi multimediali : giornata di studio : Roma : 10 settembre 2012) = (ISKO Italia. Documenti) — <http://www.iskoi.org/doc/nbm8.htm> : 2012.06.26 - 2012.09.12 -