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Classificare la documentazione locale
Giornata di studio
San Giorgio di Nogaro (UD) : 17 dicembre 2005

CDD e minoranze linguistiche: il caso del Friuli

Lorena Zuccolo

Il contesto linguistico regionale

L'oggetto di questo intervento è l'analisi dell'uso della Classificazione decimale Dewey [1] nelle biblioteche friulane, in particolare in relazione ai soggetti che riguardano le lingue della regione.

Il Friuli Venezia Giulia è particolarmente ricco di varietà linguistiche; sono ben tre le lingue storiche minoritarie riconosciute dalla L. 482/99 parlate in regione e cioè friulano, sloveno e tedesco, che si aggiungono naturalmente all'italiano. Le tre lingue minoritarie appartengono a tre famiglie linguistiche diverse (rispettivamente: lingue romanze, slave e germaniche) e si distinguono anche per diffusione e rapporto con il territorio. In particolare, il friulano è parlato solo in Friuli ed è quindi esclusivamente una lingua minoritaria; al contrario, sloveno e tedesco sono, altrove, lingue maggioritarie; tutte sono poi presenti in varietà dialettali in certi casi peculiari e molto distanti dalla lingua ufficiale.

La realtà linguistica regionale è quindi specifica e differenziata; le biblioteche che debbano rappresentare questa realtà necessitano di strumenti flessibili e adattabili ai singoli contesti. Purtroppo, da questo punto di vista la CDD presenta diversi limiti, che peraltro sono del tutto generali e determinano il suo sostanziale insuccesso ai fini della ricerca e anche della rappresentazione fisica - collocazione - dei materiali in qualunque contesto specifico o minoritario, non solo in quello linguistico.

Limiti della CDD

Senza entrare in dettagli di cui si parlerà più compiutamente negli interventi successivi, possiamo considerare che in un sistema di classificazione siano riconoscibili due momenti: quello dell'analisi dei concetti da rappresentare, che porta alla definizione delle gerarchie concettuali, e quello della costruzione dei simboli che rappresentano i concetti in base a determinate regole.

Dal punto di vista dell'analisi concettuale, la CDD è abbastanza scadente: pur essendo una classificazione per discipline, spesso non ci sono, alla base delle gerarchie concettuali, criteri nei quali le singole discipline rappresentate si possano riconoscere. Consideriamo la Tav. 4: Suddivisioni delle singole lingue. Anche senza specifiche conoscenze di linguistica, alcune domande sorgono immediatamente, per esempio: che cos’è, oggi, la linguistica prescrittiva, se debba intendersi come glottodidattica o piuttosto come pianificazione linguistica; perché semantica e etimologia sono distinte e distanti; perché i sistemi di scrittura vengono prima di tutti gli altri aspetti e addirittura prima della fonologia, quando sono solo un aspetto accessorio di una lingua....

Tavola 4. Suddivisioni delle singole lingue

-01-09 Suddivisioni standard
	-01 Filosofia e teoria
		-014 Linguaggio e comunicazione
			-0141 Semiotica
			-0143 Semantica
	-02 Miscellanea
	-03 Enciclopedie e concordanze
	-04 Soggetti speciali
		-042 Bilinguismo
			
-1 Sistemi di scrittura e fonologia della forma standard della lingua
	-11 Sistemi di scrittura
	-15 Fonologia
		-152 Grafia (ortografia) e pronunzia
	-16 Elementi soprasegmentali

-2 Etimologia della forma standard della lingua
	-24 Elementi stranieri

-3 Dizionari della forma standard della lingua
	-31 Dizionari specializzati

-5 Sistema strutturale (Grammatica) della forma standard della lingua

-7 Varianti storiche e geografiche, varianti non geografiche moderne

-8 Uso standard della lingua (Linguistica prescrittiva) Linguistica applicata 

La scarsa rappresentatività di questa tavola, o, almeno, la difficoltà di comprensione incontrata dai bibliotecari, è dimostrata anche dalla frequenza del tutto variabile con cui i simboli compaiono nei nostri cataloghi. A titolo di esempio, si riportano i numeri di documenti associati ai simboli di classificazione relativi alla lingua italiana nel catalogo della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze [2] (ricerca compiuta il 07.12.2005):

Simbolo Descrizione N. documenti
450 Lingua italiana 257
450.1 e segg. Linguaggio, semiotica, semantica 0
450.7 Lingua italiana - Educazione 71 (ma i titoli sono molto simili a quelli associati a 458 Linguistica prescrittiva)
450.9 Storia della lingua italiana 236
451 Sistema di scrittura e fonologia 45
451.1 Sistemi di scrittura 1
451.5 Fonologia 3
451.52 Grafia e pronuncia 8
451.6 Elementi soprasegmentali 0
452 Etimologia 63
452.03 Dizionari etimologici 13
453 Dizionari 326
455 Grammatica 400
458 Linguistica prescrittiva 266
458.1 Dizionari ortografici e Lessico 45

Sicuramente più semplice da analizzare è la Tavola delle lingue (sono riportate solo le espansioni relative alle lingue regionali):

Tavola 6. Lingue


-1 Lingue indoeuropee

-2 Inglese e antico inglese

-3 Lingue germaniche
	-31 Tedesco

-4 Lingue romanze (Lingue neolatine)

-5 Italiano, romeno, lingue retoromanze (ladine nella CDD 20.)
	-52 Italiano
	-56 Sardo
	-59 Romeno e lingue retoromanze
		-591 Romeno
		-599 Lingue retoromanze
			-5992 Friulano

-6 Spagnolo e portoghese

-7 Lingue italiche

-8 Lingue elleniche

-9 Altre lingue
	-91 Lingue indoeuropee orientali e lingue celtiche
		-918 Lingue slave
			-9184 Sloveno

Pur trattandosi di una tavola molto semplice, dal momento che si riferisce a un unico concetto (le lingue, appunto), la sua struttura non fa riferimento ad un criterio univoco. La struttura decimale della CDD consente solo 8 o 9 principali suddivisioni (stante che lo 0 non ha mai valore semantico e il 9 è spesso utilizzato per concetti residuali): evidentemente ci sono più di 9 lingue e questo impone una prima generale suddivisione, che poteva facilmente fare riferimento alle famiglie linguistiche. Quelle che ci interessano sono effettivamente elencate; le singole lingue però non si trovano necessariamente all’interno della loro famiglia, per esempio, l’inglese non si trova nel gruppo delle lingue germaniche e l’italiano non sta nel gruppo delle lingue romanze.

Oltre ai problemi derivanti dall’analisi disciplinare, ce ne sono altri legati alla scelta dei concetti da rappresentare, che non sono necessariamente omogenei nemmeno se si trovano allo stesso livello. Nel nostro caso, le notazioni della Tav. 6 fanno riferimento a due tipologie di concetti: lingue singole e gruppi di lingue. Ciò determina, nella costruzione dei numeri, alcune ambiguità, che per essere risolte necessitano dell’introduzione di ulteriori elementi di complessità. In particolare, in questo caso la costruzione delle notazioni nelle classi 400 (Linguaggio) e 800 (Letteratura) richiede di utilizzare un indicatore di faccetta (lo 04), ma solo se la notazione dedotta dalla Tav. 6 si riferisce a un gruppo di lingue. In caso contrario, cioè se la notazione si riferisce a una lingua singola, l’indicatore 04 non viene utilizzato. Il risultato è la produzione di simboli, che pur rappresentando concetti equivalenti, sono difficilmente confrontabili, ad esempio:

Dizionari tedeschi 433
Dizionari delle lingue germaniche 430.043

e un diverso ordinamento dei concetti, come nell’esempio seguente, tratto da Tartaglia [3]:

440.03 Enciclopedia sulle lingue romanze
440.045 Grammatica delle lingue romanze
440.05 Periodico sulle lingue romanze

440.3 Enciclopedia sulla lingua francese
440.5 Periodico sulla lingua francese
445 Grammatica sulla lingua francese

Anche più problematica, rispetto all'individuazione del punto della gerarchia corrispondente al concetto da rappresentare, è la successiva creazione del simbolo di classificazione. La CDD non fornisce al catalogatore gli strumenti, cioè le regole di base, per costruire autonomamente i simboli di classificazione; come nel caso dell’indicatore 04, le regole sono al contrario caratterizzate da una variabilità non sempre prevedibile, che costringe il catalogatore a limitarsi per lo più alle possibilità già elencate nelle tavole e gli impedisce di espandere i simboli per rappresentare concetti più complessi, o particolari, come quelli legati a realtà minoritarie. Costruire una notazione che rappresenti un aspetto minoritario, di per sé non compreso negli elenchi già disponibili, è spesso impossibile, oppure esplicitamente vietato dalla CDD, perché comporterebbe facilmente il rischio di creare numeri ambigui.

Consideriamo la Classe 400. In generale, i numeri della classe 400 sono costruiti sulla base di tre suddivisioni: la prima suddivisione si riferisce alla lingua (Tav. 6), come è logico, essendo la classe 400 la classe del linguaggio; la seconda si riferisce ad aspetti specifici della lingua, ad esempio la grammatica, l'etimologia, il sistema di scrittura (Tav. 4); la terza suddivisione, infine, è relativa alle suddivisioni standard della Tav. 1. Nessuna di queste suddivisioni è obbligatoria, ma è obbligatorio rispettare l'ordine di citazione, cioè la sequenza. La presenza di suddivisioni determinate e l’ordine di citazione fisso renderebbero piuttosto semplice il rispetto dei principi di faccettazione e di conseguenza la possibilità, per il catalogatore, di costruire qualunque simbolo, per qualunque aspetto di qualunque lingua. In realtà, la classe 400 è "abbondantemente enumerativa", come dice Tartaglia, cioè limita le possibilità di rappresentazione dei concetti a quelle già elencate nelle tavole. Uno dei motivi che impediscono l’applicazione rigorosa della faccettazione è la mancanza di un separatore di faccetta tra le suddivisioni; tra l'altro, questa mancanza rende anche difficile la lettura delle notazioni, perché non è immediatamente evidente a quale suddivisione appartengano i singoli numeri. Inoltre, ci sono diverse “deroghe” al principio generale della costruzione dei simboli a partire dalle tavole: la CDD avverte per esempio che i numeri utilizzati nella classe 400 per le singole lingue non corrispondono necessariamente a quelli utilizzati nella classe 800 né a quelli della Tav. 6. Un esempio vicino all'argomento che stiamo trattando è fornito dalla lingua sarda: pur essendo elencata nella Tav. 6, ( -56) la notazione corrispondente non è utilizzabile (come prima suddivisione) nella classe 400, dove la lingua sarda viene trattata allo stessa stregua del dialetto italiano parlato in Sardegna, perché la notazione 56 aggiunta al 4 della classe principale darebbe origine al simbolo 456, che, nella struttura della Classe 400, deve obbligatoriamente indicare invece un aspetto specifico dell’italiano, cioè 4 + 5 (lingua italiana desunta dalla Tav. 6) + 6 (aspetto specifico desunto dalla Tav. 4). È quasi paradossale che la lingua sarda non possa essere rappresentata quando è la lingua principale del soggetto, ma possa esserlo invece se è secondaria, nel soggetto, rispetto ad un'altra lingua principale. Un esempio è sicuramente più chiaro: il soggetto "lingua sarda parlata a Cagliari" non può essere compiutamente rappresentato, mentre il soggetto "influenze della lingua sarda sul dialetto italiano parlato a Cagliari" è rappresentabile. In generale, a causa di questa struttura così poco rigorosa i numeri della CDD sono difficili da costruire, imprevedibili, illeggibili e non confrontabili:

459.92 Lingua friulana: 4 + 5992 (lingua friulana, dalla Tav. 6)
449.92 Etimologia della lingua catalana: 4 + 499 (lingua catalana, dalla Tav. 6) + 2 (etimologia, dalla Tav. 4)

423.1 Dizionari specializzati inglesi: 4 + 2 (lingua inglese, dalla Tav. 6) + 31 (dizionari specializzati, dalla Tav. 4)
493.1 Lingua egiziana: 4 + 931 (lingua egiziana, dalla Tav. 6)

447.16 Dialetto della Mayenne: 4 + 4 (lingua francese, dalla Tav. 6) + 7 (varianti geografiche, dalla Tav. 4) + 16 (Mayenne, dalla Tav. 2)
449.16 Accenti del provenzale 4 + 49 (lingua provenzale, dalla Tav. 6) + 16 (elementi soprasegmentali, dalla Tav. 4)

Grammatica italiana 455
Grammatica friulana 459.925
Grammatica tedesca 435
Grammatica slovena 491.845

Antico inglese 429
Antico tedesco 437.01

Problemi locali

A questi problemi del tutto generali, si aggiungono problemi specifici relativi alle particolarità locali. Nel nostro caso, un primo problema riguarda la collocazione gerarchica della lingua friulana, classificata come lingua retoromanza dalla 21. edizione della CDD (fino alla 20. le lingue retoromanze venivano chiamate ladine). Il friulano non è una lingua retoromanza e anche la definizione precedente all'edizione 21., cioè quella di lingua ladina, non è accolta da tutti i linguisti, anche se in effetti esiste una "questione ladina" a proposito della lingua friulana [4].

Analizzando la gerarchia sembrerebbe anche di poter dire che le lingue retoromanze hanno una particolare vicinanza alla lingua romena. Di nuovo, è evidente che la gerarchia concettuale della CDD è del tutto arbitraria e non rispecchia le prescrizioni della disciplina che pretende di rappresentare.

Dal punto di vista concettuale, la scorrettezza è evidente e impedisce all'utente di ricavare informazioni aggiuntive sul concetto di suo interesse, nel senso che a partire da una certa lingua è impossibile stabilire con certezza a quale famiglia appartenga e quali siano le lingue ad essa più vicine. Viceversa, a partire da una certa famiglia, non sempre è possibile conoscere quali siano, nel complesso, le lingue che la compongono. La conseguenza non irrilevante nella pratica biblioteconomica dei troncamenti e nella ricerca nei cataloghi elettronici, è che i troncamenti producono errori semantici. In molte parti della CDD è possibile troncare in modo più o meno arbitrario il numero a destra, arrivando a un concetto che è più generico del precedente, ma ancora corretto. Questo vale sia per il catalogatore, che può decidere il grado di specificità nella descrizione semantica dei documenti, sia per l’utente che effettua una ricerca. In questo caso, dal momento che la gerarchia della Tavola 6 non è corretta, i troncamenti non sono possibili, ma purtroppo ampiamente utilizzati. La situazione degli OPAC regionali [5], per questo aspetto, è sconfortante. A parte l'Università di Udine [6] e il Polo SBN [7], che classificano in modo generalmente corretto (quando lo fanno), le altre biblioteche, benché classifichino sempre, non sembrano consultare molto di frequente tavole e indice: così, i documenti riguardanti la lingua friulana si possono trovare indifferentemente sotto il simbolo 459.92 (Lingua friulana), ma anche sotto 459.9 (Lingue retoromanze), e addirittura sotto 459 (Lingua romena), come nel collettivo delle biblioteche, quasi tutte pubbliche, che utilizzano Bibliowin [8]. In questo catalogo il problema è aggravato anche dal fatto che le descrizioni dei simboli non sono visualizzate e la mancanza di questo aiuto ha delle conseguenze rilevanti nei lavoro dei catalogatori. In effetti, dove le descrizioni sono riportate, come nel catalogo Sebina [9] o in quello della Montagna pordenonese [10], la situazione è almeno più omogenea.

La convinzione che una notazione più corta debba comprendere, concettualmente, anche quelle più lunghe è chiara nell'OPAC delle biblioteche civiche della Montagna pordenonese, che riporta come voci d'accesso questi simboli con le rispettive descrizioni:

459 LINGUAGGIO - Romeno e lingue ladine
459.9 LINGUAGGIO - Romeno e lingue ladine; Friulano

e non comprende invece il simbolo 459.92, che pur con i limiti di cui si è già detto, ha almeno il vantaggio di individuare in modo esclusivo la lingua friulana, aspetto non secondario, per una biblioteca del Friuli.

La difficoltà di adattare la CDD ai casi specifici, unitamente, forse, a un generale disinteresse per la classificazione, si manifesta anche nella scarsa ricerca di specificità delle notazioni. Particolarmente grave è il caso della Biblioteca civica "V. Joppi" di Udine, che è la biblioteca più rappresentativa della cultura friulana, alla quale anche la normativa demanda compiti di valorizzazione, conservazione e catalogazione centralizzata [11].Questa biblioteca si limita, nell'analisi concettuale dei documenti ai fini della classificazione, al livello di specificità più alto possibile, cioè a quello della lingua: tutti i documenti, a parte uno, sulla lingua friulana sono classificati come 459.92, voce alla quale sono pertanto associati 715 titoli! Nel caso della letteratura, la situazione è decisamente peggiore: i titoli associati a una singola voce possono essere così tanti (1954 titoli associati a 859.1), che il sistema non consente nemmeno di visualizzarli. [12]

La rappresentazione dei dialetti

Un altro problema che si impone decisamente a livello locale è la rappresentazione dei dialetti. Si è accennato alla grande varietà di lingue e dialetti della regione e anche alle peculiarità di alcuni di essi, che richiederebbe alle biblioteche di utilizzare simboli specifici anche per le varianti. Le lunghezze delle notazioni sono tali, da rendere improponibile un loro uso senza altri accorgimenti; gli esempi che seguono si riferiscono solo alla prima suddivisone e non considerano nemmeno aspetti specifici:

Simboli per lingue e dialetti

451 lingua italiana
459.92 lingua friulana
431 lingua tedesca
491.84 lingua slovena

457.39165 palmarino (dialetto veneto parlato a Palmanova)
459.927094539165 friulano di Palmanova
437.9453914 sauriano (in realtà: dialetto tedesco parlato nel nord ovest della provincia di Udine)
491.84709453915 resiano (in realtà: dialetto sloveno parlato nel nord est della provincia di Udine)

La letteratura (Classe 800)

La Classe 800 ha qualche problema in più, rispetto alla Classe 400, dovuta forse soltanto a dimenticanze nella versione italiana della CDD. A differenza della classe 400 che, nella edizione italiana arriva a specificare la lingua friulana 459.92, nella Classe 800 la specificazione linguistica si ferma a 859.9 Letterature retoromanze (di cui la letteratura friulana è un esempio). La diversità di questa scelta è apparentemente incomprensibile, tanto da pensare a una mera dimenticanza dei curatori dell’edizione italiana; del resto, non sarebbe l’unica dimenticanza: nella classe 400 la lingua friulana non è corredata dall’asterisco che segnala la possibilità di aggiungere direttamente le notazioni della Tav. 4. Nel caso della classe 400, i bibliotecari non sembrano però badare alla mancanza dell’asterisco, o comunque lo sottintendono.

Per la classe 800, il comportamento dei bibliotecari è, inizialmente, più rispettoso delle prescrizioni e i simboli si fermano alla specificazione linguistica 859.9 Letterature retoromanze (ladine). Subito dopo, però, l’aderenza alla prescrizione viene meno e, benché il numero 859.9 rappresenti un gruppo di letterature, le notazioni dei generi letterari vengono aggiune direttamente senza il previsto indicatore 04. Anzi, a questo punto, nei cataloghi che prevedono la descrizone dei simboli, la lingua si trasforma talvolta da “retoromanze (ladine)” a “friulana”, per esempio nel Polo SBN:

859.9 Letterature ladine
859.91 Poesia friulana

In ogni caso, simboli come 859.91, 859.92, ecc. non sono previsti nelle tavole e sono da considerare, di per sé, errati; la loro interpretazione è piuttosto incerta e potrebbe fare riferimento a due procedimenti:

L’ultima osservazione riguarda i periodi letterari. La CDD elenca i periodi letterari per ogni singola letteratura; nel caso della letteratura friulana, è stato più volte ricordato che questo soggetto non è rappresentato da un numero specifico, né possono essere di conseguenza specificati i suoi periodi. Ciononostante, nei cataloghi regionali si trovano numerosi esempi di simboli ai quali sono aggiunte notazioni che sembrano indicare i periodi letterari, per esempio, la biblioteca civica di Udine ha 89 titoli associati al simbolo 859.9194, la cui costruzione è, presumibilmente, questa:

8 + 599 (letterature ladine, dalla tav. 6) + 1 (poesia, dalla tav. 3) + 94 (periodo letterario della letteratura italiana!)

Note

[1] Sono state considerate varie edizioni della CDD; quando non specificato ci si riferisce alle ultime edizioni italiana (21. edizione) o inlgese (22. edizione)

[2]http://catalogo.bncf.firenze.sbn.it/cgi-opac/opac.cgi?Lingua=ITA&unicode=F

[3] cfr. Ordine di citazione e principio di faccettazione nella classificazione decimale Dewey / Stefano Tartaglia. - Udine : Forum, 1998

[4] cfr. Lezioni di linguistica friulana / Federico Vicario. Udine : Forum, [pubblicazione prevista nel 2006]. Per gentile concessione dell’autore

[5] Gli OPAC citati sono compresi nel repertorio Opac italiani, curato dall’Associazione Italiana Biblioteche: http://mai.cilea.it/repertorio/FRIULI.htm. Di questi, sono stati considerati soprattutto quelli più rilevanti per questa indagine: le due Univesità e la Biblioteca civica di Udine. La biblioteca della Società Filologica Friulana, benché particolarmente attinente all’argomento considerato, non è stata ritenuta un esempio siginificativo, perché l’informatizzazione del catalogo è molto recente e ancora parziale.

[6] http://opac.bib.uniud.it/ALEPH/

[7] http://opac.units.it/h3/h3.exe/ase

[8] http://www.infoteca.it/bwnet/Frameset.asp?OPAC=BW4

[9] http://217.57.45.122/h3/h3/ase

[10] http://biblioteche.montagnaleader.org/bmw2/BiblioMP/opac.php?screen=campi

[11] L.R. 15/96 Norme per la tutela e la promozione della lingua e della cultura friulane e istituzione del servizio per le lingue regionali e minoritarie, art. 9 (Conservazione e valorizzazione del patrimonio bibliografico e documentario friulano):

    1. La Regione riconosce la Biblioteca civica << Vincenzo Joppi >> di Udine quale principale istituzione regionale per la conservazione e la valorizzazione di tutta la produzione a stampa, manoscritta e audiovisiva, di argomento storico e letterario friulano o di lingua friulana, contribuendo alla conservazione ed alla fruizione su supporti informatici anche dei fondi antichi, attraverso l'istituzione di una specifica << Sezione friulana >>.
    2. La Biblioteca civica << Vincenzo Joppi >> promuove la produzione di tutti i dati catalografici d'interesse friulano in suo possesso a vantaggio di tutte le biblioteche dotate di specifici fondi locali friulani, utilizzando adeguati supporti informatici, che consentano l'effettiva centralizzazione e scambio delle procedure catalografiche.
    3. In considerazione del servizio di interesse regionale svolto dalla Biblioteca, l'Amministrazione regionale e' autorizzata a concedere un finanziamento annuo per le finalita' di cui ai commi 1 e 2.

[12] La Biblioteca civica di Udine non ha un proprio OPAC, pertanto per visualizzare i suoi dati è necessario accedere al collettivo http://www.infoteca.it/bwnet/Frameset.asp?OPAC=BW4, e selezionare la biblioteca nell’apposito campo.

 


CDD e minoranze linguistiche: il caso del Friuli / Lorena Zuccolo = (Classificare la documentazione locale : giornata di studio : San Giorgio di Nogaro (UD) : 17 dicembre 2005) = (ISKO Italia. Documenti) -- <http://www.iskoi.org/doc/locale1.htm> : 2006.01.24 -