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Classificare le scienze umane: il caso filosofia
Seminario Università di Padova. Dipartimento di Filosofia
Padova : 2 febbraio 2007

Vedere la biblioteca, vedere la filosofia

Angelica de Gaetano (Università di Trieste)

Illustro l'esperienza condotta dal 2000 ad oggi per la Biblioteca di Filosofia dell'Università di Trieste. Il lavoro non ha avuto come obiettivo principale quello di realizzare uno schema di classificazione corretto per la Filosofia, ma quello più modesto di predisporre un sistema di collocazione centrato sui contenuti dei documenti presenti in loco o di prevedibile acquisizione. Il mio discorso è quindi in primo luogo legato alle teorie e pratiche di collocazione ed in via per così dire subordinata ai temi della classificazione.

La situazione di partenza: sessant'anni di storia

La Biblioteca è stata fondata negli anni Quaranta, con la nascita della Facoltà di Lettere Filosofia a Trieste, come Biblioteca di Istituto.

Nel 2000 i libri, circa 36.000 (più 9.250 volumi di periodici), erano ordinati e collocati secondo il sistema allora in uso da sempre nell'intera Università: un'indicazione di sezione (in cifre romane) corrispondente a poche grandi classi, alcune formali, altre di contenuto, seguita da una suddivisione in base al formato del libro e da un numero di catena.

Questo sistema rifletteva un'organizzazione e gestione delle raccolte funzionale a:

Ricordo anche che l'indicazione della sezione in cui collocare l'opera veniva di norma attribuita dal docente che ne aveva disposto l'acquisto, creando così una sorta di circuito chiuso in sé, nel quale chi organizzava l'informazione e chi la recuperava coincidevano.

Tale schema [RTF] risultava decisamente obsoleto (anche nei nomi delle classi), svuotato nel suo meccanismo (il formato non era più rispettato, anche per problemi di spazio fisico) e non più funzionale all'organizzazione in via di rinnovamento della Biblioteca.

La spinta al cambiamento

Lo studio di un nuovo schema di collocazione si è imposto con particolare urgenza quando si è concretizzato il trasferimento in una nuova sede – quella attuale – dove erano previsti ampi spazi, organizzazione a scaffale aperto, ma anche accorpamento con altre biblioteche dell'Università, in particolare con le due biblioteche dei dipartimenti di lingue e letterature straniere. Così il progetto complessivo dell'organizzazione nella nuova sede della Biblioteca, che doveva diventare Biblioteca di Filosofia e di Lingue, e lo studio del nuovo schema di collocazione e classificazione di filosofia sono andati di pari passo.

Ancora scenario

Un altro importante fattore è stato alla base della decisione di cambiare. Proprio in quegli anni il Servizio Bibliotecario di Ateneo stava completando la messa a regime della catalogazione cooperativa informatizzata. Già dal 1993, anche sulla base di una lunga esperienza di catalogazione centralizzata e di gestione di un catalogo collettivo comprendente tutte le strutture, l'Università aveva aderito al SBN, facendosi promotore e gestore del Polo del Friuli-Venezia Giulia. Nel 2000 poi anche l'opac era ormai messo a punto e sufficientemente diffuso tanto da consentire la cessazione della produzione e aggiornamento dei cataloghi a schede.

A quel punto, chiuso con non poche rimostranze da parte di una certa fascia di pubblico il catalogo cartaceo, mi chiedevo da dove potesse essere percepita e compresa con un colpo d'occhio l'identità della Biblioteca, e la risposta non poteva che essere nel vedere direttamente le raccolte. Ma queste dovevano essere rese non solo visibili ma anche intelligibili; certo in un nuovo spazio fisico unitario e razionale, ma anche organizzando le sezioni in maniera evidente e significativa. Privata della sua rappresentazione fisica unitaria nel catalogo a schede, rappresentazione che a suo modo dava rapidamente un'idea della consistenza e della tipologia delle raccolte, la biblioteca aveva più che mai la necessità di mostrarsi, di esibire le raccolte, di consentire all'utente di scorrere gli scaffali.

Inoltre – e questo completa il quadro della situazione – va ricordato che le biblioteche dell'Università di Trieste (con qualche singola eccezione nel passato e nel presente) non soggettano né classificano, quindi non consentono nessun accesso di tipo semantico al proprio patrimonio, tranne quelli oggi possibili con una ricerca di tipo testuale sull'opac. Mi sembrava quindi necessario sopperire almeno in piccola parte a questa grossa carenza con un'organizzazione del patrimonio di tipo classificato.

La biblioteca tripartita

Le idee guida della progettazione della Biblioteca di Filosofia e di Lingue non hanno attinenza diretta con le problematiche di organizzazione nel settore filosofico, ma credo siano comunque importanti nel discorso di oggi.

Quando abbiamo cominciato a pensare la nuova biblioteca lo spazio era un dato, nel senso che la struttura fisica era già definita nelle dimensioni e negli spazi interni. Il progetto è stato sviluppato con riferimento al contenitore, e questo è stato un bene direi, la biblioteca gioca in effetti buona parte di sé nel suo rapporto con la fisicità. Anche nel senso comune la biblioteca è innanzitutto un luogo, è organizzazione spaziale di documenti. Ed è proprio l'ordinamento a dare senso alla biblioteca, senso che può essere letto sul piano semantico (cosa significa la sezione stessa), sintattico (relazioni fra le sezioni) e pragmatico (rapporto con l'utilizzatore). In questo quadro sono state accolte come prioritarie le seguenti istanze:

La tripartizione si è così realizzata per:

Quindi tutta la collezione di filosofia è stata valutata in modo da essere suddivisa in sezioni di consultazione per la sala di lettura (1 grande sala di 190 m², con 44 posti a sedere e 155 metri di scaffalatura), materiali per il deposito (edizioni rare, pubblicazioni precedenti il 1900, volumi deteriorati, fondi chiusi, volumi di periodici antecedenti l'anno 2000) e raccolte da organizzare in due grandi magazzini ubicati accanto alla sala di lettura, di capienza circa equivalente (104 e 88 m², per rispettivamente 570 e 582 m di scaffalatura). Ad ognuna di queste parti corrisponde un diverso modo di utilizzo del materiale.

Elaborazione del nuovo sistema

Il sistema più usato nelle biblioteche pubbliche di tutto il mondo per la collocazione e classificazione è la Dewey. Una breve riflessione però mi aveva portato a scartare l'ipotesi di adozione di tale schema, essenzialmente per:

Non conoscendo sufficientemente altri sistemi di classificazione, ho quindi ritenuto che fosse possibile ed opportuno elaborare uno schema proprio in base a due linee guida:

Ho pertanto scelto di rielaborare ed adattare lo schema utilizzato da uno dei principali repertori correnti di bibliografia specializzata, l'International Philosophical Bibliography, schema tra l'altro recentemente revisionato (nel 1991), autorevole, collaudato e retto da garanzia bibliografica.

Nell'elaborazione delle modifiche ho tenuto presenti lo schema della CDD, la classificazione della Library of Congress, lo schema della Routledge Enciclopedia of Philosophy. Ho poi discusso lo schema proposto con alcuni dei docenti del Dipartimento, potendo così raccogliere ed integrare osservazioni sul significato e le relazioni fra le classi.

La classificazione proposta risulta di tipo enumerativo e può quindi essere ampliata per accogliere nuove classi. All'interno di ciascuna classe le opere vengono collocate progressivamente e univocamente in base ad un numero di catena.

Lo schema adottato prevede una Sezione generale (G), da collocare nella sala di lettura, che raccoglie le opere di consultazione per lo studio e la ricerca, una Sezione storica (S) comprendente la filosofia e le discipline correlate, una Sezione tematica con le discipline filosofiche (T), ed infine una piccola sezione di opere di altre discipline (Z). Questa suddivisione tra opere ad impostazione storica ed opere di taglio prevalentemente disciplinare si trova ben evidente e consolidata nelle bibliografie e si adatta molto bene agli spazi disponibili che appunto prevedono due sale distinte.

Ecco quindi lo schema adottato [RTF], tuttora in corso di parziali revisioni in alcune parti più difficili.

Naturalmente, trattandosi di un sistema elaborato in loco, c'è stato anche bisogno di studiare un sistema di notazione ad hoc: sicuramente di più difficile leggibilità rispetto a quello standard in uso nell'Università, ma a posteriori posso dire sufficientemente sviluppato ed ospitale.

Vediamo ora i punti rilevanti nell'applicazione di questo schema:

Organizzazione dell'esistente e gestione del cambiamento

Purtroppo si è reso subito evidente che non c'erano né ci sarebbero state le risorse per ricatalogare tutto l'esistente. Che fare? Mi sembrava veramente impossibile dover continuare con il vecchio sistema, così ho deciso che da un certo momento in poi le nuove accessioni avrebbero avuto le nuove collocazioni, e ho rimandato il problema della ricollocazione del pregresso. Di fatto qualcosa si è riusciti a fare, ad esempio tutte le opere di consultazione sono state svecchiate e in sala abbiamo messo solo le nuove collocazioni, tutto il resto è andato a deposito. Anche parecchie opere di autori sono state ricollocate, e così alcune opere in più volumi in corso di acquisizione. Purtroppo però ci manca ancora un piano organico di intervento.

Sapendo quindi che nella nuova sede avrebbero dovuto convivere due sistemi di collocazione, si sono organizzate le sezioni o meglio la loro successione in modo da ridurre al minimo la dispersione. Di fatto nelle sale le sezioni nuove e quelle vecchie si susseguono intercalandosi al fine di mantenere un filo logico, dapprima nella successione storica e poi nella successione tra le discipline filosofiche.

Un'accurata segnaletica aiuta l'utente, distinguendo anche graficamente le sezioni nuove dalle vecchie. È inoltre già previsto lo spazio adeguato per una possibile ricollocazione, in particolare della vecchia sezione dei classici.

Impatto

Confesso di non aver ancora sondato l'effetto di tutto questo lavoro sul pubblico, forse anche per timore. So per certo che viene apprezzato lo scaffale aperto, ma vedo che difficilmente viene compresa l'esigenza di classificare le opere per poterle collocare adeguatamente. So anche che è sicuramente apprezzato l'accorpamento delle opere di un autore, anche se il fatto che il lavoro sia ampiamente incompleto rispetto al posseduto della biblioteca lo rende scarsamente utilizzabile.

Certo c'è un impatto sul lavoro di catalogazione: anche una classificazione così poco analitica richiede l'impegno di una persona competente nel settore e comunque un po' di tempo di lavoro. Credo però che sia il minimo che noi bibliotecari possiamo fare, nel senso che collocare il libro in una sezione nella quale abbia un senso e un significato fa parte del nostro lavoro di costruzione delle raccolte, forse ancora di più in un contesto nel quale raramente l'opera è frutto di una scelta mirata all'accrescimento del patrimonio, ma è più spesso legata alla necessità di una specifica attività di ricerca.

Non da ultimo questo lavoro ha avuto il merito di mettermi in contatto con altre realtà e venire qui a Padova, e di questo vi sono molto grata.

 


Vedere la biblioteca, vedere la filosofia / Angelica de Gaetano = (Classificare le scienze umane: il caso filosofia : seminario : Padova : 2 febbraio 2007) = (ISKO Italia. Documenti) -- <http://www.iskoi.org/doc/filosofia10.htm> : 2007.02.27 -